Il Vivente e la Morte

Questi sono i detti segreti pronunciati da Gesù, il Vivente, e scritte da Didimo Giuda Tomaso.

Egli disse: «Colui che scopre l’interpretazione [cade sul significato] di queste parole non gusterà la morte».

Vangelo di Tommaso, introduzione e loghion 1

Gustare la morte sembrerebbe fare da contrappeso al “vivente” Gesù e di cui si parla al loghion 3 in riferimento al Padre. In realtà sia Gesù – ζων – che il Padre – ζωντος – sono viventi nel senso della parola greca ζωή (zoé), “vita”. Non è quello che siamo abituati a intendere per “vita”, cioè quella proprietà che accompagna gli esseri viventi per un tempo definito – dai pochi giorni di un insetto agli ottant’anni nostri ai mille anni di una sequoia -: in greco questa vita è βίος (bíos), da cui deriva, per esempio, la biologia.

Il Vivente

La Zoé è qualcosa di molto più esteso della Bios: è il principio vitale, l’essenza della vita, a cui ogni essere vivente e l’Universo stesso – col moto dei pianeti, in nascere e morire delle stelle – appartiene. Se possiamo contrapporre la Bios a θάνατος (thánatos), la Morte, la Zoé in un certo senso li comprende entrambi.

Scoprire l’interpretazione delle parole del Gesù gnostico significa spostare il proprio campo di coscienza a una dimensione diversa da quella prettamente materiale fatta di cicli di vita e morte. Gesù parla più volte, anche nel Vangelo canonico di Giovanni, di questa dimensione: la Vita Eterna, ζωή αιώνιος (zoé aionios) non è una bios che tende a + ∞ sulla linea del tempo, ma qualcosa che trascende sia la Bios che il Tempo, una dimensione a cui si può accedere attraversando le porte della ψυχή (psyché) ed entrando in un campo di coscienza chiamato νους (nous).

Del nous scriverò in un altro articolo. Dico intanto che, nella metafora del Simbolo, è il “luogo” in cui la “tessera di terracotta” viene riunita, cioè la dimensione in cui la coscienza si apre al significato del simbolo stesso. Nella mia visione delle costellazioni, nous è la dimensione a cui si accede – anche – durante la costellazione: in una costellazione anche i morti sono vivi (ζων) e il tempo è appiattito e perde di significato.

Cadere sul significato delle parole

Letteralmente, “scoprire l’interpretazione” si può tradurre “cadere sul significato”, e questo cadere sembra non essere neppure intenzionale – lo sarebbe gettarvisi – a indicare che, pur se è necessaria un’apertura al significato, è attraverso un “cadere” su esso che si scopre l’interpretazione. Essa non è scoperta da una facoltà della psiche, ma rivelata. Per “cadere”, comunque, per ricevere la rivelazione è necessario cercare. Non pensare, non ragionare, non studiare. Cercare. Il secondo loghion parla proprio di questo.

Cadere sul significato delle parole suggerisce che le parole abbiano un significato diverso, ulteriore, rispetto a quello comune a cui ci si approccia ogni giorno per comunicare. Queste stesse parole che sto utilizzando, sono soltanto parole. Eppure le parole costruiscono un mondo, e nulla – tanto meno ciò che non è tangibile – esiste se non tramite la parola. Per trascendere la parola, non può bastare la parola: il Logos tende a formare un circolo vizioso, la logica risulta fine a se stessa.

La dimensione della Bios e del Logos dispone di pagine piene di inchiostro, ma per scoprire l’interpretazione è necessario “cadere” nell’altra dimensione, quella della Zoé Aionios, e questo avviene non attraverso i significati letterali delle parole ma attraverso quelli che sono rivelati solo a chi esplora un campo di coscienza più vasto di ciò che appare alla vista. È una visione mistica, trascendente, quella che apre a un significato che le parole allo stesso tempo mostrano e celano.

2 commenti su “Il Vivente e la Morte”

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