Apologia del turbamento

Gesù disse: «Colui che cerca non desista dal cercare fino a quando non avrà trovato; quando avrà trovato sarà turbato e, se sarà turbato, si stupirà e sarà re su tutto».

Vangelo di Tommaso, loghion 2

Nel frammento greco del papiro di Ossirinco [654], il loghion è diverso: «quando avrà trovato si meraviglierà, ed essendosi meravigliato regnerà, e avendo regnato riposerà». Ma tutto questo doveva sembrare troppo facile agli iniziati gnostici. Prima della meraviglia, dello stupore, c’è il turbamento, e senza turbamento non ci sono meraviglia né stupore.

Si tratta di qualcosa di necessario, dunque, ma anche di molto arricchente. Se si stesse parlando di una ricerca fatta all’interno della propria comfort zone di certo non ci sarebbe bisogno di rimaner turbati dopo un ritrovamento, ma il cercare del Gesù gnostico conduce in territori inesplorati non solo dalla parte di sé a cui non piacciono le sorprese, ma talvolta dall’Anima stessa.

I pericoli di una buona coscienza

Nel Vangelo si parla di turbamento in una maniera molto ampia. Nell’ambito delle Costellazioni il turbamento si ha ogni volta che si esce dalla “buona coscienza”, che sia la coscienza personale, quella del sistema familiare, culturale, nazionale e così via. Le Costellazioni costringono a questo genere di turbamento ogni qualvolta si sfidano le leggi della coscienza. D’altronde osservare la realtà senza il filtro del giudizio morale è forse la più grande sfida alle leggi della coscienza. Non sorprende il turbamento che Hellinger destava parlando di Hitler e dei campi di concentramento: la sua visione spirituale era ben distante da quella morale degli indignati, da chi si vuol sentire nel giusto.

Questo sentimento è il principale nemico della crescita personale. Chi rimprovera i genitori per ciò che gli hanno o non gli hanno dato rimane figlio: come potrà essere re su tutto? Il passaggio chiave «Prendo te come mio genitore e da te prendo la vita e tutto quello che mi hai dato» di certo turba chi vive nell’arroganza, ma quando questa frase scende nel cuore si libera un’energia creatrice capace di fare cose meravigliose, di esplorare il proprio Tutto e diventarne re.

Entrare nel turbamento di quella che Hellinger chiama “cattiva coscienza”, nel senso di colpa che scaturisce dal violare la coscienza familiare o sistemica, nella paura che nasce affrontando quello che esula dalla propria comfort zone, è l’unico modo per evolvere. Non si può pensare di non pagare un prezzo, in termini di turbamento – senso di colpa, paura dell’ignoto e così via -, non si può credere che andare oltre se stessi sia un passaggio “gratuito”. Non si può pensare di regnare su tutto stando comodamente seduti sul proprio divano di certezze. Chi desidera allargare il proprio punto di vista sa che dev’essere disposto a pagarne il prezzo, qualunque esso sia, certo che ne varrà la pena.

Il turbamento del costellatore

Il non sapere, l’impotenza e la confusione sono i tre grandi alleati del costellatore, se questi è capace di accettarli. Il non sapere ci aiuta a rinunciare a ipotesi e interpretazioni. L’impotenza ci ricorda che la riuscita di una costellazione non dipende da noi, ma ogni volta è un dono. La confusione ci aiuta a imparare cose nuove e apre la strada allo stupore e alla meraviglia.

B. Ulsamer, Il grande manuale delle costellazioni familiari, Ed. L’età dell’Acquario, pag. 158

Un buon costellatore sa che il turbamento è fertile, che può portare alla rivelazione che traccerà una nuova strada nella Costellazione. Per primo dev’essere disposto a pagare il prezzo che costa, di sostenere quel momento – più o meno prolungato – in cui risulta non solo a sé ma anche agli astanti che egli non sa cosa starà per accadere, la vulnerabilità che in tal modo lo coinvolge.

Pur vantando una grande esperienza, nel caso in cui il costellatore abbandoni la fenomenologia per seguire l’analogia il suo lavoro perde il senso peculiare che dà l’affidarsi allo Spirito: la persona che ha di fianco non è più un individuo ma un caso, qualcosa di già visto e pertanto trattato secondo protocollo come accade spesso nella medicina e nella psicologia.

È e sarà sempre, a chiunque sia in un cammino spirituale, questo esporsi all’ignoto e al turbamento che esso porta con sé il passaggio fondamentale che permette di accedere al Regno – qualunque cosa con esso si intenda.