La Gnosi e la ricchezza

Gesù disse: «[…] Quando vi conoscerete, allora sarete conosciuti e saprete che voi siete i figli del Padre che vive. Ma se voi non vi conoscerete, allora sarete nella povertà e voi sarete la povertà».

Vangelo di Tommaso, loghion 3

La γνῶσις (gnòsis), cioè la conoscenza, era senza dubbio considerata la più importante delle ricchezze dell’umanità nel pensiero gnostico. Secondo gli gnostici quel “Conosci te stesso” – che fra l’altro accoglie i visitatori dell’oracolo a Delfi – era la missione principe di ogni singolo uomo e di ogni anima nel viaggio fra le vite, poiché solo attraverso la conoscenza l’uomo può diventare Dio e il Figlio dell’uomo può tornare al Padre.

Ātman e Brahman

Che Gesù e il pensiero gnostico andassero d’accordo con la tradizione indù è chiaro da innumerevoli passaggi, non ultimo la corrispondenza che si può notare fra il Figlio e आत्म‍ (Ātman) e fra il Padre e ब्रह्मन् (Brahman). Nelle Upaniṣad – i testi sacri indiani – l’Ātman percorre un viaggio che parte dal corpo allo spirito, alla coscienza spirituale, fino al Sé del mondo e a identificarsi nel Brahman medesimo.

Sì, in verità tutto questo è Brahman, questo Ātman è Brahman.

Māṇḍūkya Upaniṣad, 2

Un viaggio simile lo compie il Figlio, che è prima materia, poi anima, spirito, e infine tutt’uno col Padre. Lo riconosce anche Jung, che parla similmente in termini psicologici del processo di individuazione.

La gnosi è perciò conoscenza di ciò che Gesù chiama Io nel Vangelo di Giovanni e che Jung definisce Sé, l’Ātman indù, la massima espressione di ogni singolo uomo che trova il Tutto in se stesso e si riconosce nel Tutto.

Quando vi conoscerete

Il Gesù gnostico racconta in anticipo ciò che accadrà a chi avrà raggiunto questa conoscenza:

«Sarete conosciuti», poiché lo Spirito agirà senza i filtri dell’ego, senza la confusione e la dispersione dei conflitti del corpo e dell’anima.

E «Saprete che voi siete i figli del Padre che vive». Sapere che siamo i Figli del Padre significa sapere che siamo qui con uno scopo, una missione, e che ciò che siamo è esattamente ciò che è necessario che siamo. In molti passaggi infatti Gesù trova nel Padre l’espressione della Volontà.

Ma è anche sapere che non siamo semplici esseri mortali “portatori di bios“: se il Padre vive nella Zoé e la Zoé – la Vita Eterna – zampilla in noi, significa che non siamo affatto mortali – al contrario, siamo eterni come il Padre. Chi riconosce la propria eternità – che non è un semplice conoscere nozionistico ma, come per ogni iniziato, è conoscenza esperita – è ricco e non morirà mai.

La povertà

Non si parla di ricchezza e povertà in termini di denaro, in questo loghion, ma in un certo senso sì. Gli gnostici non predicavano la povertà, al contrario mediamente erano piuttosto facoltosi, e non è difficile immaginare che la loro ricchezza materiale fosse anche espressione dell’energia spirituale di cui potevano disporre. Né è difficile immaginare quanto sia servita ai fini del potere della Chiesa l’immagine di Gesù che vive in povertà e la predica.

Ma il punto è un altro, e cioè: Se voi non vi conoscete, che cos’è questa vita? Come nella canzone dei Baustelle,

La vita è stupida, però è bellissima essendo inutile. Pensa a un’immagine, a un soprammobile. Pensare che la vita è una sciocchezza aiuta a vivere.

Baustelle, La vita

E se la vita è una sciocchezza, non sarà tutto l’oro del mondo a rendere meno sciocca qualcosa di completamente fine a se stesso, qualcosa che nasce semplicemente per replicarsi e morire, la cui somma algebrica è zero.

La ratio materialista, da sola, conduce a questo. Ci sono passato personalmente, nel corso della mia vita, e la sensazione era esattamente quella descritta dal Gesù gnostico: “essere la povertà”, il nulla più assoluto, lo zero cosmico. Ho scoperto poi che ampliare la visione al campo metafisico è invece la primissima chiave per conoscere se stessi. E, in definitiva, la strada per la vera ricchezza.

Note bibliografiche

Raimon Panikkar, I Veda. Mantramañjarī, BUR, 2001.

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